Se domandassimo ad una qualunque persona di descrivere un’ape, sentiremmo spesso questa risposta “sono insetti a righe gialle che producono il miele”. Risposta vera, seppur molto riduttiva: non solo perché le api producono anche pappa reale, polline, propoli, cera e ..veleno ma anche e soprattutto perché grazie alla loro opera, la biodiversità ambientale e conseguentemente la varietà alimentare sono preservate.
“Quando le api spariranno dalla faccia della terra, all’uomo resteranno pochi anni prima dell’estinzione”.
Questa affermazione, attribuita ad Albert Einstein, ci dovrebbe far capire quale sia l’importanza di questi piccoli insetti, vere e proprie sentinelle del livello di inquinamento ambientale, da cui dipende l’impollinazione dell’80% delle specie vegetali.
Si pensi che le api sono il terzo “allevamento” da reddito più importante del mondo: in prima e seconda posizione si trovano rispettivamente i bovini e i suini ed in quarta il pollame.
Come è mai possibile un insetto che, in gruppo, riesce a produrre circa 15 kg di miele per anno abbia un’importanza economica maggiore dei polli che producono uova e la cui carne è consumatissima in tutto il mondo?
La loro importanza risiede nel fatto che questi insetti, nella ricerca costante di nettare per la produzione di miele, entrano nel fiore, facendo una ‘doccia’ di polline (presente sugli stami, rappresenta il gamete maschile del fiore) che si attacca alla loro peluria; questo polline si depositerà poi nei successivi fiori su cui si poserà l’ape andando a fecondare l’ovulo (gamete femminile) che si trova alla base del fiore.
L’incontro tra il gamete maschile e quello femminile è l’evento che darà il via alla crescita di un seme, racchiuso in un involucro che è il frutto. Il seme, nelle condizioni adeguate darà origine a sua volta ad un’altra pianta, in un circolo virtuoso di vita e biodiversità.
Le api sono impollinatori altamente efficienti, infatti un singolo alveare di appena 20.000 esemplari (di norma un alveare arriva a contare 40.000 api) può impollinare un acro intero, cioè la bellezza di circa 4.000 mq. Che cosa succederebbe se questi insetti così piccoli eppure così importanti scomparissero, considerando il fatto che le api sono responsabili dell’impollinazione di ben 90 delle 115 principali coltivazioni mondiali?
La risposta è semplice ma incredibile: dovremmo rinunciare a tanti alimenti che pur fanno parte del nostro vivere e mangiare quotidiano: niente caffè al mattino, niente cacao e quindi cioccolato nelle fredde giornate invernali, nessun té .. dovremmo drasticamente diminuire il consumo di pomodoro, melone, cetrioli, anguria, albicocche, pesche, fragole, ciliegie, mele, mango, avocado, frutti di bosco, kiwi, pere, mandorle, zucca e zucchine ..ma soprattutto potremmo veder diminuire la disponibilità di prodotti caseari, perché l’impollinazione dell’erba medica, foraggio dei bovini da carne e da latte, avviene appunto grazie alle api.
Solo negli ultimi cinque anni, sono scomparsi 10 milioni di alveari nel mondo di cui oltre 200.000 in Italia e l’impollinazione artificiale è una pratica faticosa, lenta, costosa e poco efficiente. Nel perpetuo tentativo di produrre più cibo a prezzi più bassi, l’utilizzo di pesticidi la coltivazione intensiva di poche e selezionate colture, i cambiamenti climatici stanno distruggendo questa importantissima risorsa naturale, si pensi che il valore del servizio offerto gratis dalle api di tutto il mondo, è stato stimato in circa 265 miliardi di euro all’anno.
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