L’opinione autorevole di Matteo Giannattasio, agronomo e ricercatore molto attivo sugli argomenti dell’agricoltura biodinamica dell’università di agraria di Napoli.
“Caro direttore, mi permetta di intervenire per commentare alcune affermazioni fatte dalla professoressa e senatrice Cattaneo nell’articolo apparso l’11 giugno sul «Corriere» («I pregiudizi sulle colture rallentano l’innovazione»). La professoressa sostiene: «Di certo (le colture Ogm) hanno già molto ridotto l’uso di insetticidi e l’impatto ambientale dell’agricoltura globale».
Stando ai dati disponibili riportati sull’autorevole rivista scientifica americana «Science» nell’agosto del 2013 il trend delle vendite di pesticidi (di cui gli insetticidi sono categoria rilevante) negli ultimi anni è in salita. Anche dati pubblicati nel 2012 sulla rivista «Enviromental Sciences Europe» indicano che negli Stati Uniti la quantità di erbicidi utilizzati nelle colture è aumentata di circa il 7{db4952b922c89c84a11c12771c340231974b29b1a546ab41269169aff40af8ea} dal 1996 al 2011 per effetto della diffusione di infestanti resistenti al glifosate.
Tale diffusione è dovuta soprattutto all’utilizzo di piante geneticamente modificate glifosate-resistenti, come soia e mais. Stando ad altre pubblicazioni scientifiche riportate nell’articolo appena citato, l’impiego del glifosate non sarebbe così innocuo per l’ambiente, come si vuol far credere: altererebbe l’equilibro dei microbi del suolo, aumentando così la vulnerabilità delle colture, ridurrebbe la disponibilità di alcuni nutrienti del suolo e, insieme con gli altri erbicidi, attenterebbe alla biodiversità.
Inoltre, dal punto di vista dei rischi per la salute umana, una ricerca pubblicata quest’anno su «Food Chemistry» mostra che nella soia glifosate-resistente sono presenti alti livelli di residui di glifosato e di un suo metabolita, mentre nella soia non geneticamente modificata (GM), coltsiache con quello biologico, questi residui sono assenti.
Inoltre lo stesso lavoro mostra che la soia non GM coltivata con metodo biologico ha un valore nutrizionale significativamente più alto di quello della soia GM e della stessa non GM coltivate con metodo convenzionale. Stando poi ad una ricerca pubblicata anch’essa quest’anno sulla rivista «Enviromental analytical toxicology» il glifosato potrebbe arrivare al nostro corpo attraverso il consumo di alimenti ottenuti da animali nutriti con mangime contenente piante GM.
Questi dati meritano di essere confermati da ricerche più approfondite. Merita anche di essere citata una ricerca italiana pubblicata sulla rivista internazionale «Animal» nel 2010 che mostra la presenza di frammenti transgenici e un aumento dell’attività di alcuni enzimi in vari organi di capretti alimentati con mangime contenente soia GM. La professoressa Cattaneo sostiene anche che «la scienza ha fatto la sua parte…In sintesi: gli Ogm sono sicuri e vantaggiosi per la salute e l’ambiente».
Che le cose non stiano esattamente così, lo lascia intendere perfino il National Research Council degli Stati Uniti, che pur si mostra favorevole agli Ogm, sostenendo che «i benefici derivanti dalle colture geneticamente modificate non si sono rivelati universali, alcuni declinano col tempo e i potenziali benefici e rischi possono essere più numerosi qualora la tecnologia sia applicata a più colture».
Per concludere, rimango dell’idea che la ricerca sulle piante GM vada fatta, ma in condizioni rigorosamente controllate, e che l’eventuale impiego per scopi agricoli di queste piante si potrà ridiscutere qualora si riuscisse a dimostrare in maniera inconfutabile che esse servano — e meglio di interventi agricoli di altra natura — a risolvere i problemi di cui soffre l’agricoltura.
La ricerca ha ormai dimostrato senza equivoci che alcune pratiche, come la monocoltura e la concimazione con i nitrati di sintesi, che pure hanno permesso di aumentare la produttività, rendono le piante più suscettibili alle malattie (il che comporta il ricorso a frequenti trattamenti con pesticidi sempre più potenti e nocivi per l’uomo e la natura), rendono sterili i terreni, sono causa di inquinamento delle falde acquifere e di contaminazione dell’aria, fanno sprecare acqua e energia da fonti non rinnovabili come il petrolio (la sintesi di nitrati e pesticidi ha un costo energetico enorme).
Insomma, l’agricoltura attuale non è sostenibile. E noi, che a parole siamo tutti per un’agricoltura sostenibile, dovremmo inserire in questa agricoltura le piante GM? Innovazione sì ma dopo che si è accertato se davvero è tale e davvero serve. Quindi, discutiamo, valutiamo, facciamo ricerca in condizioni di massima sicurezza. Mai come in questo caso vale il manzoniano «adelante Pedro con juicio».
Ecco cosa ne pensiamo noi degli OGM.
Fonte | Lettera di Matteo Giannattasio al Corriere della Sera
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