Condivido con molto piacere l’intervista che ho fatto con il Mag Farmitoo, un sito di notizie dedicato al settore agricolo dove potrete trovare interviste ad altri agricoltori italiani, test sui prodotti (attrezzature agricole), presentazioni di nuove tecnologie, e altro.
Farmitoo: Ciao Anna, potresti dirmi in breve dove e come nasce l’ Azienda Agricola Boccea?
Anna: L’Azienda Agricola Boccea è una fattoria biologica e biodinamica estesa per 300 ettari tra seminativi, pascoli, ulivi e bosco. Nasce come tenuta modello agli inizi degli anni ’50 per opera di mio nonno Elia Federici, ideatore di un sistema a rete di aziende agricole tra l’Abruzzo e il Lazio utilizzate dai pastori per transumare le greggi, nelle quali si producevano diverse varietà di prodotti e si allevavano animali.
L’Agricola Boccea era specializzata nell’allevamento di vacche da latte e nella produzione di olio e cereali.
Negli anni ’60 il sistema entrò in crisi a causa dell’avvento di un’agricoltura quasi completamente meccanizzata e del boom industriale che allontanò gli agricoltori dalle campagne.
Fu così che nel 2002 arrivai alla svolta. L’amore per la terra e per la natura mi spinse ad abbracciare un nuovo percorso verso le pratiche dell’agricoltura biologica e biodinamica. Decisi quindi di acquistare l’azienda dalla famiglia e percorrere una strada diversa: convertire la tenuta all’agricoltura biodinamica. Mi misi a studiare.
Ho letto molti libri di Rudolf Steiner e in particolare i quaderni di biodinamica. Ho letto i libri di Podolinsky e ho avuto la fortuna di conoscere Carlo Noro, un agricoltore laziale che rappresenta la biodinamica nella nostra regione. Carlo mi ha spiegato molte cose e insieme abbiamo organizzato per diversi anni dei corsi sull’agricoltura biodinamica in azienda per la formazione dei miei dipendenti e di altri agricoltori interessati.
Grazie a questa scelta e alla volontà di ottenere produzioni misurate e di qualità, l’Azienda Agricola Boccea è riuscita a recuperare la fertilità dei terreni, a donare benessere agli animali allevati al pascolo e a mantenere ed assicurare all’ambiente la biodiversità necessaria per conservare l’equilibrio in ogni ciclo produttivo.
In cosa consiste la vostra attività?
Oggi alleviamo bovini da carne al pascolo. Abbiamo tre razze di fattrici: le marchigiane, le limousine e un bel gruppo di meticce che ci regalano enormi soddisfazioni. Abbiamo un orto, un oliveto promiscuo che consiste in lunghi filari tra i campi di foraggere e cereali e i prati adibiti a pascolo, frequentati dalle mandrie. Coltiviamo cereali, leguminose e foraggi per la vendita e per l’alimentazione animale. A breve inizieremo un piccolo allevamento di polli e galline.
Da dove deriva la scelta del biologico e del biodinamico e quali sono i benefici di questo tipo di agricoltura?
La scelta nacque dalla decisione di voler rivalorizzare e rigenerare i terreni ereditati dai nostri nonni. Avrei ricominciato ma adottando un sistema completamente diverso.
Al tempo, molti già parlavano di agricoltura biologica, ma il concetto sembrava avere confini poco nitidi. Non c’era nessuna indicazione metodologica su quali pratiche usare per migliorare sensibilmente la quantità di humus nei terreni al fine di ottenere produzioni adeguate anche nella qualità, ma poi, come dicevo, incontrai a Labico Carlo Noro, un agricoltore che era anche filosofo, che mi introdusse al metodo biodinamico.
Secondo Rudolph Steiner, inventore della biodinamica, i nostri sensi e la nostra mente ci permettono di avere accesso ad una realtà, o meglio ad una parte di realtà, la quale però non è in grado di esaurire il tutto. Steiner, occupandosi anche di agricoltura, ha introdotto in questo ambito un concetto olistico in cui tutte le cose sono espressione del vivente e sono quindi collegate fra loro. L’azienda agricola diventa allora un organismo e come tale, va trattata.
Ma la parte più interessante di queste nuove tecniche è il metodo messo a punto negli anni da altri agricoltori biodinamici: la rotazione delle culture, l’utilizzo dei sovesci per migliorare i terreni all’inizio della conversione, l’utilizzo di letame rigorosamente compostato e mai fresco nell’orto, la lotta all’erosione e la cura della struttura umica del terreno, mantenendo i campi inerbiti con prati permanenti (anche tra le file della vigna e degli ulivi). E poi le consociazioni culturali virtuose nell’orto, le minime lavorazioni insieme alla proibizione di utilizzare alcuni attrezzi come gli aratri e le frese o altri strumenti che polverizzano il terreno danneggiandone la struttura, l’assoluto divieto di spargere fitofarmaci e, infine, la cura dell’osservazione dei fenomeni naturali dai quali si traggono insegnamenti utili.
L’invenzione originale di Steiner sono i preparati biodinamici, meglio conosciuti come 500 corno letame e 500 corno silice. Il 500 corno letame, da studi fatti, risulta essere un concentrato di microorganismi che digeriscono la sostanza organica trasformandola in humus grazie anche ad un sistema di preparazione che ne provoca la proliferazione esponenziale in acqua. Il 501 corno silice invece agisce sulle foglie e sembra influire positivamente sul processo della fotosintesi clorofilliana.
Quali sono i vostri principali prodotti?
La carne bovina del nostro allevamento al pascolo, gli ortaggi di stagione, l’olio extravergine di oliva biodinamico Solaria, i foraggi, i cereali, le leguminose come lenticchie e ceci, le granaglie per i nostri bovini. A breve inizieremo un piccolo allevamento di polli e galline al pascolo.
Come li commercializzate e come funziona la vostra “spesa bio”?
Vendiamo la carne bovina a un macellaio che la lavora per i negozi NaturaSì di Roma oppure a due macellerie romane. Macelliamo per la vendita diretta due volte al mese e prepariamo pacchi di carne contenenti vaschette di tagli misti a cui abbiniamo una cassetta di ortaggi freschi. La maggior parte degli ortaggi dell’orto vanno ad alcuni negozi storici NaturaSì di Roma e di Ostia.
L’olio EVO biodinamico Solaria lo vendiamo direttamente oppure lo consegniamo a qualche ristorante e ai negozi NaturaSì di Roma e Ostia. Grano, farro, lenticchie e ceci li vendiamo a Ecornaturasì. Inoltre abbiamo un sito per gli ordini on-line.
Riguardo a te, hai sempre lavorato in ambito agricolo? Qual è il tuo percorso personale?
Ho studiato agraria alla Texas A&M University e poi, alla morte di mio padre, sono tornata in Italia. Ho cominciato a seguire le aziende agricole di famiglia sotto la guida del responsabile di allora, in un periodo in cui come dicevo queste ultime erano in grave difficoltà. Solo quando abbiamo iniziato la conversione però, ho iniziato a seguire l’Azienda Agricola Boccea molto più da vicino. Sono circa 7 anni che la seguo direttamente senza l’aiuto di fattori o tecnici.
Con gli animali, mi aiuta la dottoressa Francesca Pisseri, il nostro veterinario aziendale. Assieme abbiamo introdotto le cure omeopatiche e l’utilizzo di preparati derivati dalle piante per curare i nostri animali. In caso di necessità di interventi specifici abbiamo un agronomo che ci aiuta per le culture.
Cosa ti piace di questo lavoro? Cosa più ti motiva?
Coltivare un’azienda secondo un sano e reale principio agro-ecologico è una rivoluzione complessa. È un processo di apprendimento che va iniziato ex novo. In natura c’è già tutto ciò che serve e per questo motivo, essa non può essere aggiustata a seconda delle esigenze individuali del momento.
La rivoluzione Bio richiede un approccio diverso. Si può partire innanzitutto dall’osservazione di come si evolve un ecosistema durante le stagioni dell’anno in differenti condizioni climatiche. Grazie a ciò, si possono trovare molte indicazioni e soluzioni per i nostri problemi.
Dobbiamo poi ricordare che anche noi siamo parte dell’ecosistema in cui ci troviamo. La flora e la fauna di un territorio antropizzato nei secoli vanno accudite e controllate.
L’approccio da perseguire è dunque quello dell’imitazione dei processi della natura. Come si ottiene un terreno fertile e ricco di humus? Il processo è circolare: quello che viene tolto viene restituito in una forma diversa ma adatta ad ospitare comunque organismi viventi.
La motivazione è l’amore per la natura e la cura per l’ambiente. Viviamo in mondo complesso in cui le interazioni tra gli esseri animati e il mondo inanimato sono strettissime e necessarie. Tutto questo evoca un istintivo rispetto per gli animali e il conseguente desiderio di allevarli seguendo l’etologia della specie e rispettandoli. A Boccea abbiamo un protocollo aziendale che riguarda il benessere animale.
E’ meraviglioso vivere e comprendere e la forte interazione tra l’uomo e gli animali che lui stesso alleva.
Vuoi aggiungere qualcosa? Qualche parola per concludere?
“La terra a chi la lavora”, “Coltivare è un atto politico”, “Chi possiede la terra, possiede il paese e difendere la fattoria a conduzione familiare è un po’ come difendere la costituzione”, diceva Wendel Berry, promotore del cibo sano, pulito e giusto, in difesa di un’agricoltura più umana.
Ispirandomi a lui dico che sicuramente oggi vale la pena conoscere le realtà agricole del secondo millennio. Quelle che cercano di fare qualche cosa di utile per il nostro futuro, per la difesa dell’ambiente, delle produzioni di qualità, del rispetto nei confronti degli animali che alleviamo e del ripristino e del miglioramento della fertilità dei suoli depauperati da anni di uso indiscriminato di concimi e prodotti chimici.
Agricoltura biologica, biodinamica o agro-ecologia non sono affatto sinonimi di un ritorno al passato bensì sono il frutto di un’evoluzione delle conoscenze scientifiche che sono state acquisite in anni recenti. Adottare questo tipo di colture significa tener conto dei danni provocati dall’avvento di pesticidi, diserbanti e di anticrittogamici che negli anni sono stati eliminati dal mercato perché provati dannosi per la salute umana e animale. Vuol dire anche aver delineato una differenziazione tra la produzione di cibo di massa a basso costo che va a scapito del reddito degli agricoltori e favorisce l’indifferenziazione globale dei sapori e la produzione di alimenti di qualità, di cibi legati al territorio, di prodotti che son il frutto di tradizioni e di lavorazioni che ne esaltano la peculiarità dei sapori e dei profumi. Cibi dedicati a un mercato più esigente, consapevole e rispettoso dell’ambiente, che vuole conoscer l’origine dei prodotti che consuma e che sicuramente è anche attento all’igiene e alla salubrità di quel che mangia.
Fare agricoltura biodinamica o agro-ecologia significa reinventare l’agricoltura. Significa riscoprire sementi anche antiche per svilupparne linee più adatte ai territori di latitudini e climi diversi, sicuramente più idonei al consumo umano e forse meno alla lavorazione industriale. Significa aver inventato attrezzature che lavorano i terreni rispettandone la struttura, aver messo a punto tecniche culturali che incrementano la fertilità dei terreni (sovesci, letame compostato, preparati biodinamici, ecc.) Vuol dire aver inventato macchine che sono in grado di sarchiare i terreni per togliere le erbacce anche in presenza di coltivazioni appena nate o trapiantate. Vuol dire aver messo a punto tecniche di rotazione dei pascoli che permettono di alimentare all’erba i bovini e che allungano la stagione dei prati e incrementano la fertilità dei terreni.
Inoltre l’igiene nella produzione alimentare è fondamentale, ma igiene non significa sterilizzazione totale. Infatti non è giusto vietare la produzione dei grandi formaggi francesi e italiani perché usano tecniche tradizionali che prevedono la presenza di muffe o batteri speciali e trasformano il latte in un prodotto magnifico, ma al contrario va considerato che l’equilibrio dei microorganismi è spesso una garanzia di salubrità e la microbiologia ha molto da raccontarci su questo punto. Quindi quello che consiglio è una maggiore osservazione e uno studio più attento della biologia dei processi alimentari tradizionali per replicarla con gli standard igienici contemporanei.
L’agro-ecologia e l’agricoltura biodinamica sono e saranno il futuro. Consentiranno, e già consentono in parte, di impiegare meno risorse e di produrre di più, una volta che le nostre terre avranno raggiunto una fertilità adeguata grazie a pratiche agronomiche virtuose.
Ultima considerazione: oggi il 40%della produzione alimentare globale viene sprecata nel processo che parte dal produttore e arriva al consumatore. Il costo degli scarti e del loro smaltimento è enorme. Vi invito a cercare tutti assieme di trovare una soluzione.
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