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Biodinamica, Ecologia, Agroecologia, Agrosilvicultura

La rivoluzione Bio in agricoltura richiede un approccio culturale diverso. Il criterio da perseguire è quello dello studio dei processi della natura. Viviamo in mondo complesso in cui le interazioni tra gli esseri animati e il mondo inanimato sono strettissime e necessarie. E’ meraviglioso comprendere la intima interazione tra l’uomo, gli animali, le piante, i micro-organismi e il mondo minerale degli elementi che compongono la terra, l’acqua e l’aria in cui siamo immersi.

Nella prima metà del ’900, Rudolf Steiner filosofo, scienziato e ricercatore, parla di agricoltura biodinamica. Secondo il suo pensiero, i nostri sensi e la nostra mente ci permettono di avere accesso ad una realtà, o meglio ad una parte di realtà, ma questa parte però non esaurisce il tutto che ci circonda.

In questa parte di mondo a noi occulto, esistono forze che agiscono sul nostro mondo fisico e psichico che noi non sappiamo come cogliere. Bene, Rudolf Steiner ha provato a descriverle nella sua Scienza dello Spirito. In quest’ottica si è anche occupato di agricoltura e ha introdotto un concetto olistico in cui tutte le cose sono espressione del vivente e quindi collegate fra loro. L’azienda agricola diventa allora un organismo vivente e così va trattata.

Il termine ‛ecologia’ è stato introdotto per la prima volta nel 1866 dal biologo tedesco Haeckel (v., 1866) e deriva da due parole greche, οἶκος (casa) e λόγος (scienza, discorso): significa dunque, letteralmente, scienza dell’habitato, più estesamente scienza che studia le condizioni di esistenza degli esseri viventi e le interazioni di ogni tipo tra questi e l’ambiente in cui vivono. Il suo campo di studio comprende anzitutto gli equilibri naturali e i cicli biologici, mentre i suoi concetti di base sono quelli di ‛ecosistema’, di catena alimentare e di habitat.

Un ecosistema è formato da un insieme di organismi viventi che abitano un determinato luogo. In un determinato habitat ogni organismo dall’invisibile fungo o batterio, al piccolo verme, alle piante agli animali complessi più grandi fino all’uomo, determinano l’equilibrio del sistema, la sua resilienza e successo nell’evoluzione. Ogni organismo è collegato all’altro. Ogni intervento esterno provoca modifiche all’ecosistema. I cambiamenti climatici, le meteoriti, le migrazioni, e la presenza dell’uomo e delle sue invenzioni hanno provocato mutazioni che possono aver determinato sia il successo di un sistema che la sua distruzione.

L’approccio scientifico da laboratorio di considerare solo un aspetto isolato dell’ecosistema ha contribuito ha creare mutamenti nocivi da un punto di vista della sua capacità di sopravvivenza. Ad esempio controllando tramite i pesticidi la presenza di insetti dannosi per una determinata cultura si uccidono anche le specie antagoniste e gli impollinatori, tutto a scapito dell’equilibrio. La diminuzione della biodiversità dovuta a pratiche agronomiche intensive e industriali rende il sistema meno resiliente.

Oggi nelle università di tutto il mondo si studiano nuove pratiche agricole e sono nati nuovi termini per descrivere questa agricoltura innovativa: agro-ecologia e agro-forestry. Sono termini che sono sicuramente più adatti a descrivere un sistema di pratiche agricole utili per l’ambiente e per la produzione di cibo sano. “Biologico” in sé vuol dire poco. Il successo di un metodo agricolo dipende dalla comprensione dell’ecosistema in cui si sta lavorando. E molto interessante e innovativo il metodo messo a punto poi negli anni dagli agricoltori biodinamici. Proviamo a riassumerlo in dieci punti.

1) Le Rotazioni Culturali 

Ottima e necessaria è la pratica delle rotazioni culturali. Le leguminose contribuiscono ad arricchire il terreno anche se si raccolgono i semi (fagioli, pisello proteico, etc) oppure se si sfalciano per il fieno (trifoglio, erba medica). Sono una benedizione, “un’invenzione” pazzesca. Piante che fissano l’azoto nel terreno grazie a un meraviglio laboratorio chiamato azotobacter. Comunque mai seminare la stessa specie in successione (monocultura).

2) Il Sovescio

Alla terra va restituito quello che si toglie. Cosa è un sovescio? È la semina di una o più specie vegetali, in genere leguminose che poi si sfalciano. Si deve seminare un sovescio ricco di specie di graminacee ma soprattutto di tantissime leguminose e qualche brassica che non piace ai nematodi. Tutte piante annuali, che si lasciano crescere e alla fioritura e poi si trinciano. I residui sono lasciati appassire sul terreno. Poi si può erpicare leggermente il terreno e se fate biodinamica irrorate con il 500 corno letame per aiutare la decomposizione dei residui.
Non ci interessa fare il letto di semina per il sovescio. È il sovescio che lavorerà il terreno per noi con le radici di forme e grandezze diverse delle specie che lo compongono. Un sovescio alto, fitto, farà una concorrenza spietata anche alle erbe infestanti.

3) L’utilizzo di letame rigorosamente compostato

Per questo nelle aziende biodinamiche si richiede la presenza di animali. Il letame può essere raccolto in cumuli e lasciato fermentare oppure lasciato sul terreno dove viene sparso con un apposito attrezzo chiamato strigliatore e lasciato decomporre in campo (generalmente su pascoli o erbai, o, perché no, anche tra i filari di un frutteto: bisogna solo scegliere la specie animale adatta).

4) La lotta all’erosione  

I campi si lasciano quanto più possibili coperti di vegetazione Anche tra i filari di una vigna o di un oliveto. Un bel miscuglio di graminacee e trifogli aiuterà anche a mantenere fertile il terreno. Quando l’erba cresce si trincia o ci si fa aiutare dalla specie animale adatta. Bisogna sempre sistemare i canali di scolo, le pendenze e i drenaggi. L’acqua non deve ristagnare mai.

5) La cura della struttura del terreno e la salvaguardia dell’humus

I terreni vanno sempre lavorati in tempera cioè ne troppo asciutti, ne troppo bagnati e con l’attrezzo adatto. Generalmente non serve arare i terreni, meglio usare un ripper. Non è quasi mai necessario fare lavorazioni profonde. Se il terreno è asfittico conviene fare un bel sovescio. Non lasciare il terreno scoperto soprattutto nei mesi in cui piove tanto.  Non utilizzare attrezzi che polverizzano la terra. Un terreno ricco di humus non ha bisogno di tante lavorazioni. Usare quando e dove è possibile solo letame ben compostato. Ne serve poco ed è già trasformato in humus ricco di un’infinità di micro-organismi, e i nutrienti che non si dilavano nel terreno, contribuendo all’inquinamento. Una pianta che cresce in un terreno umico ha un bel colore verde.  È meno sensibile agli eccessi climatici come la troppa pioggia o la siccità e all’allettamento; l’apparato radicale resta più sano, si ammala meno, e da buone rese.

6) Le consociazioni culturali

È un concetto che sta tornando in auge con l’agri-silvicultura.  Filari di olivi tra i seminativi, ortaggi nel frutteto, polli nel frutteto, oche nella vigna, significa anche seminare file di specie diverse nell’orto e fiori che attirano gli insetti.

7) Divieto di spargere fitofarmaci / Conservazione della biodiversità

Vogliamo preservare la biodiversità. Come si può fare? Utilizzando le consociazioni culturali, le rotazioni, la presenza di siepi, le superfici arborate, la presenza di animali, i fiori per gli impollinatori, gli alveari con le api e tanto altro. Favoriamo l’introduzione di specie autoctone, sperimentando anche varietà antiche migliorate. Un altro aspetto è armonizzare la genetica degli animali allevati all’habitat in cui si trovano e al sistema di allevamento.

8) Benessere animale

Gli animali, bovini, ovini, caprini, suini, polli ecc. vanno allevati secondo l’etologia della specie. Bisogna rispettare gli spazi di cui hanno bisogno per non impoverire o inquinare i terreni. Non sono ammessi antibiotici e antiparassitari per favorirne la crescita come negli allevamenti intensivi. Solo come salvavita. In un sistema rispettoso la carica di parassiti è bassa e il sistema è in equilibrio.

9) L’osservazione dei fenomeni naturali da cui trarre insegnamenti e suggerimenti utili.

Si può partire innanzitutto dall’osservazione di come si evolve un ecosistema durante le stagioni dell’anno in differenti condizioni climatiche. Grazie a ciò, si possono trovare molte indicazioni e soluzioni per i nostri problemi. Dobbiamo poi ricordare che anche noi siamo parte dell’ecosistema in cui ci troviamo. La flora e la fauna di un territorio antropizzato nei secoli vanno accudite e controllate e utilizzate. Ad esempio: se dobbiamo seminare un bel prato pascolo, facciamoci ispirare anche dalla presenza delle specie spontanee nel nostro habitat che sono gradite ai bovini. In questo ambito sono anche da studiare e osservare l’influenza delle fasi lunari sulla crescita delle piante e, perché no, anche la posizioni dei pianeti rispetto alla terra.

10) I preparati biodinamici

Invenzione originale di Rudolf Steiner sono i preparati biodinamici, meglio conosciuti come 500 corno letame e 500 corno silice. Il 500 corno letame risulta essere un concentrato di microorganismi che digeriscono la sostanza organica trasformandola in humus grazie anche ad un sistema di preparazione che ne provoca la proliferazione esponenziale in acqua. Il 501 corno silice invece agisce sulle foglie e sembra influire positivamente sul processo della fotosintesi clorofilliana.

Agricoltura biologica, biodinamica o agro-ecologia non sono affatto sinonimi di un ritorno al passato bensì sono il frutto di un’evoluzione delle conoscenze scientifiche che sono state acquisite in anni recenti. Dobbiamo tener conto dei danni provocati dall’avvento di pesticidi, diserbanti e di anticrittogamici che negli anni sono stati eliminati dal mercato perché provati dannosi per la salute umana e animale. L’utilizzo delle pratiche agro-ecologiche permette di recuperare la fertilità delle nostre terre. Vuol dire anche aver delineato una differenziazione tra la produzione di cibo di massa a basso costo che va a scapito del reddito degli agricoltori e favorisce l’indifferenziazione globale dei sapori e la produzione di alimenti di qualità, di cibi legati al territorio, di prodotti che son il frutto di tradizioni e di lavorazioni che ne esaltano la peculiarità dei sapori e dei profumi. Cibi dedicati a un mercato più esigente, consapevole e rispettoso dell’ambiente, che vuole conoscer l’origine dei prodotti che consuma e che sicuramente è anche attento all’igiene e alla salubrità di quel che mangia.

Fare agricoltura biodinamica o agro-ecologia significa reinventare l’agricoltura. Significa riscoprire sementi anche antiche per svilupparne linee più adatte ai territori di latitudini e climi diversi, sicuramente più idonei al consumo umano e forse meno alla lavorazione industriale. Significa aver inventato attrezzature che lavorano i terreni rispettandone la struttura, aver messo a punto tecniche culturali che incrementano la fertilità dei terreni. Vuol dire aver inventato macchine che sono in grado di sarchiare i terreni per togliere le erbacce anche in presenza di coltivazioni appena nate o trapiantate. Vuol dire aver messo a punto tecniche di rotazione dei pascoli che permettono di alimentare all’erba i bovini e che allungano la stagione dei prati e incrementano la fertilità dei terreni.

La flora e la fauna di un territorio antropizzato nei secoli va accudita e controllata. Decidere di non intervenire mai può rendere improduttivo un luogo e fa aumentare il rischio che prendano il sopravvento specie introdotte nel passato a scapito delle specie autoctone, delle produzioni agricole e della conservazione dei paesaggi rurali.

Anna

 

 

 

 

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Le nostre bovine meticce

Il mio intervento al 35° Convegno internazionale di biodinamica (Milano 16-17 novembre 2018)

La superficie della nostra azienda è di 270 ettari e comprende zone boscose, colline e altopiani scadenzati da lunghi filari di ulivi e una fertile pianura.

L’esistenza di un allevamento è necessaria in un ecosistema così variato, in quanto la presenza dei bovini contribuisce a preservare l’ambiente e la fertilità dei terreni, controllare l’erosione dei suoli, tenere pulite le zone impervie e boschive con un pascolo controllato. L’assetto è quello di un sistema agroforestale.

Le nostre mandrie utilizzano i così detti terreni marginali come i boschi e le ripide spallette dell’agro romano che non permettono altre coltivazioni. I pascoli alternati ai seminativi nelle rotazioni culturali incrementano la fertilità dei terreni, e, tramite la captazione di Carbonio dall’atmosfera, contribuiscono al contenimento dell’effetto-serra.

Le scelte di impostazione dell’allevamento sono dettate dalle esigenze di benessere dei bovini, dalla conformazione dell’azienda, dalle sue dimensioni e da un attento studio delle caratteristiche del suolo e della flora spontanea.
La nostra filosofia è quella di una coesistenza armoniosa tra ambiente, animali e uomo, nel rispetto delle diverse esigenze di ciascuno, con un approccio agro-ecologico, come si evince dagli studi di Francesca Pisseri.

I pascoli vengono gestiti tramite turnazioni e rotazioni. Tali tecniche consentono ottenere il mantenimento di prati-pascolo stabili, con ottimi apparati radicali, che preservano il terreno dalla erosione e dal dilavamento.

Lavoriamo molto sulla relazione uomo-animale, nell’ottica di una buona convivenza tra specie.

Ci sono tre mandrie di fattrici che vivono allo stato brado, con il toro presente tutto l’anno, e hanno tutte le corna: marchigiane, limousine e meticce.
Queste hanno origine dall’incrocio di una mandria maremmana già presente in azienda, con tori charolaise, limousine e marchigiani.
Le vacche sono di grande mole, con corna lunghe e appuntite, buon sviluppo del treno anteriore e posteriore, cute robusta, piedi ben conformati, giogaia pronunciata, colori che vanno dal castano scuro al castano chiaro, al rossiccio, alcune presentano pezzature. La conformazione della testa si presenta variabile, così pure la conformazione del treno posteriore, che in alcune si presenta più sviluppato. La evidente mancanza di standardizzazione dei caratteri evidenzia la presenza di variabilità genetica nel gruppo, elemento fondamentale per la espressione della resilienza.

Da circa 6 anni l’allevamento è seguito dalla dr Francesca Pisseri, sia per la parte sanitaria che per quella gestionale, che fin dall’inizio ci ha consigliato di lavorare sul gruppo delle meticce e di non dismetterle

come invece ci era stato consigliato.
Il primo intervento riguardava la docilità della mandria che nel passato non era stata gestita adeguatamente, e si presentava sospettosa, selvatica e con rapide reazioni di fuga all’avvicinarsi delle persone. Abbiamo definito meglio e ristretto le zone di pascolo e chiesto al mandriano di passare più tempo con loro per farle abituare all’uomo, lavorando sulla relazione uomo/animale nell’ottica della etologia collaborativa.
Abbiamo modificato le zone dedicate alla cattura degli animali costruendo un incastrino antistress ispirato ai progetti dell’etologa Temple Grandin. Nell’arco di pochi anni la docilità della mandria è molto migliorata.
La mandria delle meticce ha unʼetà media di 10.5 anni, mentre per marchigiane e limousine di 6.7.
 La longevità della mandria è indicativa di rusticità, bassa incidenza di patologie, e del particolare adattamento che gli animali hanno nei confronti dell’ambiente aziendale.

Essa è un grande fattore di economicità aziendale in quanto riduce il numero dei capi da inserire nella quota di rimonta. La mandria è caratterizzata da grande fertilità, comprese le vacche più anziane. Nellʼultimo anno vi sono stati 4 parti gemellari, senza che si presentassero problemi nella crescita dei vitelli, in quanto il loro latte è abbondante.

La mandria delle meticce manifesta una grande resistenza alle malattie: esse non hanno avuto incidenti al parto negli ultimi tre anni e partoriscono con facilità e regolarità. Lʼinterparto medio della mandria dell’anno 2017 è di 11,5 mesi, mentre per le limuousine è 12 e per le marchigiane è 12,8. Le meticce sono anche molto adattabili e rustiche in situazioni di stress ambientali. Sono molto flessibili nellʼalimentazione e gradiscono ogni tipo di fieno anche se grossolano o mai assaggiato come è successo con lʼintroduzione di fieno di sorgo da foraggio.

Gli accrescimenti medi dei vitelli meticci sono molto buoni e abbiamo notato che sono pronti per essere macellati tra i 18 e 20 mesi come i limousine. I marchigiani sviluppano bei pesi ma per avere dei capi ben finiti necessitano di arrivare a 22/24 mesi con il nostro metodo di alimentazione. Utilizziamo molti foraggi. Erba nella stagione primaverile e autunnale e fieni misti e di medica. Lʼapporto delle granaglie è limitato ad un 20% della loro razione alimentare in fase di finissaggio. Monitoriamo la presenza dei parassiti tramite indagini parassitologiche.
Abbiamo iniziato ad allevare qualche manza per mantenere costante il numero dei capi. Le manze sono abituate allʼuomo. Al momento dello svezzamento introduciamo un poʼ di schiacciato di granaglie che i vitelli apprezzano assai. E quando li rimandiamo al pascolo continuiamo a dare loro questo mangime che chiamiamo di cortesia che contribuisce a mantenere la relazione tra uomo e animale

Tutte le mandrie sono curate con terapie di sostegno omeopatiche, che mantengono elevate le difese immunitarie. Si utilizza lʼomeopatia anche per la prevenzione delle parassitosi, delle principali malattie e per le cure ai neonati. Non abbiamo la necessità di usare antibiotici perchè lʼalimentazione naturale con erba e fieni e la quantità limitata di granaglie mantiene la buona salute del rumine.

Stiamo valutando come procedere e pensiamo di osservare le caratteristiche di questa mandria per selezionare le manze da rimonta in base a caratteristiche di longevità, rusticità e resistenza alle malattie.

Anna

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Il 2018 è l’anno dell’Erba e i Nostri Bovini Apprezzano

Il 2018 è l’anno dell’erba. Ne avremo tanta ancora fino alla fine di giugno. Le quattro manze che fanno parte della prova di finissaggio all’erba sono bellissime, lucide e in ottima forma. È il terzo anno della prova ufficiale di finissaggio al pascolo messa a punto con la collaborazione del Crea e della nostra veterinaria Francesca Pisseri.

Abbiamo preso quattro bei capi e li abbiamo fatti andare su un bel campo recintato e diviso in sette micro appezzamenti. Dall’inizio di marzo questo gruppetto è al pascolo in una zona fresca, sull’erba forse più bella dell’azienda. Ogni 4/5 giorni li spostiamo in una parcella nuova e trinciamo e strigliamo quella appena pascolata. Lasciamo loro sul campo un rotolone di fieno di erba medica e diamo loro anche un pugno di mangime preparato in azienda per farci seguire quando poi li dobbiamo spostare per pesarli o altro.

Durante il mese di giugno macelleremo per la vendita diretta questi quattro capi ingrassati solo con l’erba dei pascoli.
agricola-boccea-agricoltura-biologica-biodinamica-roma-Grass-Fed-allevamento-pascolo-4-600x600Come alleviamo i  bovini da carne o da latte? Diamo loro quantità esagerate di cereali? E riguardo agli antibiotici e ai pesticidi, come la mettiamo? Garantiamo loro movimento e una qualità di vita adeguata? Queste sono domande molto frequenti. I consumatori stanno dimostrando un notevole interesse su come è prodotto il cibo che consumano.

Cosa significa allevare ruminanti. Lo stomaco del bovino ha la capacità di digerire l’erba e trasformarla in carne e latte. L’utilizzo intensivo di mangimi ricchi di cereali e soia rovina e fa ammalare i loro stomaci. Per questo motivo negli allevamenti industrializzati si devono utilizzare dosi massicce di antibiotici per mantenere gli animali in grado di crescere. Anche il movimento è fondamentale per il buon funzionamento del rumine. Un sistema di allevamento che utilizza  la rotazione dei pascoli e un buon equilibrio tra fieni misti e fieno di erba medica con un minimo apporto di cereali  da risultati ottimi sia sulla crescita che sulla qualità della carne.

Il nostro allevamento è quanto di più lontano possa esserci rispetto ad un allevamento industriale, dove i bovini sono macellati tra i 12 e 15 mesi. I vitelli stanno con le madri almeno fino a sei mesi e continuano a restare. I ruminanti hanno l’abilità di trasformare l’erba in proteine di qualità. Abbiamo messo a punto sistema di rotazione di pascolo molto rapido di 3, 4 giorni. C’è chi consiglia di cambiare pascolo ogni giorno. Dobbiamo capire meglio, ma sicuramente il pascolo deve essere misurato al numero dei capi e va gestito.

Credo che ogni azienda possa trovare la sua ricetta personalizzata  adatta ai terreni e al clima del posto. Usiamo tantissimo fieno di erba medica che cresce molto bene da noi e nei periodi in cui manca l’erba è una grande risorsa. Durante l’inverno invece facciamo pascolare gli erbai annuali in modo controllato per non farli rovinare.
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Ma quali sono i vantaggi dei bovini ingrassati al pascolo? Intanto è la carne che io comprerei per la mia famiglia. Ci sono molti benefici sia per l’ambiente che per la salute di entrambi umani e ruminanti. Possiamo utilizzare anche zone dell’azienda ripide e poco fertili. Il cotico erboso è un ottima prevenzione contro l’erosione dei suoli. Poi siccome dobbiamo produrre erba (pascoli, medicai, erbai) ariamo molto poco.

Siamo biodinamici, ma se non lo fossimo, non avremmo comunque bisogno di usare diserbi e pesticidi. Il manto erboso rallenta la caduta dell’acqua sul suolo che può essere assorbita meglio e anche questo riduce l’erosione. Quando gli animali cambiano pascolo lasciano residui che sono cibo per altri microrganismi e la fertilità del suolo aumenta. Il periodo di riposo fra un turno di pascolo e l’altro migliora i prati. Utilizziamo i pascoli in primavera e in autunno e stiamo cercando di capire se anche l’inverno può diventare una stagione d’erba. Seguiamo la natura e cerchiamo di far crescere bene le nostre mandrie.agricola boccea-agricoltura-biologica-biodinamica-roma-Grass-Fed-allevamento-pascolo-3Un altro grande vantaggio è che in questo sistema di allevamento una vacca può essere una vacca. Le nostre mandria stanno all’aperto e raccolgono il loro cibo. Ognuno di loro ha a disposizione aria, acqua, erba, sole e fa esercizio. Sono belli da guardare e mi fanno pensare che sto facendo la cosa giusta per la mia terra e mi sento in armonia con la natura.

Mi auguro che anche i consumatori siano sensibili a questo approccio nei confronti degli allevamenti. Non saremo in grado di soddisfare le richieste e i prezzi della grande distribuzione ma penso che la nostra carne potrà essere apprezzata dai macellai locali e dai consumatori che pensano di acquistarla direttamente in azienda.

Anna

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Come Riconoscere la Carne Buona Quando Andate dal Macellaio

Come facciamo a capire quando andiamo dal macellaio o siamo in un supermercato se la vaschetta che stiamo per comprare o la bistecca che ci hanno appena incartato contiene della carne buona, sana, tenera e saporita ? Chi ci dice se quella bistecca con un bel colore rosso brillante non sia piena di conservanti (nitriti e nitrati)? Oppure, quando ci accingiamo a cuocere la nostra carne, siamo sicuri che non si restringerà diventando un pezzo duro e gommoso. E se abbiamo tra le mani invece un bel pezzo di carne proveniente da un capo allevato come si deve, con il grasso infiltrato fra le fibre muscolari, siamo sicuri di sapere come cuocerlo per non ridurlo appunto in un pezzo duro e gommoso?

Diamo per scontato che abitando in Italia la carne sia controllata dal servizio veterinario statale e quindi siamo tutelati dalle frodi pericolose.

TIPI DI ALLEVAMENTO. ALLEVAMENTO INTENSIVO E ALLEVAMENTO ESTENSIVO

Come prima cosa dovremmo fare attenzione al tipo di allevamento. Nei paesi industrializzati la domanda di quella che viene identificata come carne di qualità, così come la domanda di particolari qualità per una gamma di prodotti dell’industria di trasformazione della carne, implicano la scelta di razze con un patrimonio genetico selezionato per rendere alte produzione di carne con l’aiuto di un’alimentazione e una gestione da allevamento intensivo. Si utilizzano integratori alimentari appositamente formulati e si cerca di macellare animali giovani per ridurre i tempi e i costi dell’ingrasso.

L’allevamento intensivo è effettuato in capannoni industriali o in stalle con un numero elevato di animali, quasi sempre maschi perchè ingrassano più in fretta della femmine e diventano più grandi.azienda agricola boccea agricoltura bio roma allevamenti intensiviAl fine di preservare la salute delle centinaia di capi, si utilizzano protocolli in cui è previsto un uso massivo di antibiotici. Questa pratica è però controproducente per l’incremento di peso. Allora si utilizzano i cortisoidi che, sebbene vietati, sono inclusi in alcune vaccinazioni obbligatorie.

I maschi, sono litigiosi e si incornano. Ecco allora i beta-agonisti/beta bloccanti che rallentano il battito cardiaco e li sedano. A questo punto si ottengono carni di vitellone che hanno subìto un aumento di peso per la ritenzione di acqua, che provoca la diluzione del plasma ed il conseguente schiarimento del colore rosso della carne.

Gli animali allevati con sistema intensivo hanno carni più tenere (e età di macellazione minore) e necessitano di minore frollatura e visivamente possono piacere al consumatore. Il sistema di allevamento intensivo ha molti effetti negativi:

  • gli animali vengono tenuti in spazi insufficienti, provocando così disagio ed aggressività, quindi stress e inquinano.
  • l’ambiente al chiuso non ha quasi mai temperatura ed umidità costanti e corretti, “naturali”, e possono essere saturi di gas spesso nocivi
  • a causa dell’ alimentazione forzata per l’uso di considerevoli quantità di granaglie , si riscontra un abbassamento del ph ruminale che crea disturbi digestivi e abbassa le difese immunitarie dei capi di bestiame aumentando così la frequenza degli interventi terapeutici.

Nell’allevamento estensivo le bestie pascolano liberamente o sono comunque recintate in grandi spazi aperti e non subiscono condizioni di vita stressanti. Si preferiscono razze autoctone e rustiche e anche meticce che senza forzature alimentari crescono regolarmente anche se un po’ più lentamente. Il che significa una maggiore età alla macellazione, un maggior sviluppo muscolare ed una migliore infiltrazione di grasso tra le fibre muscolari che è la caratteristica di una carne, tenera e saporita.
agricola boccea agricoltura bio bovini grass fed allevamento al pascolo agricoltura bio roma3 copiaNon mi dilungherò su come vengono allevati i bovini al pascolo e sulle caratteristiche di qualità e salubrità di questo tipo di carne perchè in questo blog potete trovare diversi articoli a riguardo (Allevamento al Pascolo. Benesse Animale e Cibo Salutare | Allevamento al Pascolo per i Nostri Bovini | Un Capo che Mangia solo Erba.Allevamento al Pascolo).

RAZZE BOVINE E QUALITÁ DELLE CARNI

Anche la razza influisce sulla qualità della carne. Molto apprezzate sono le razze nostrane come la Chianina, la Marchigiana, la Piemontese e anche la Maremmana. Tradizionalmente le Piemontesi e le Chianine sono stalline.

La Marchigiana si adatta bene al pascolo e noi stiamo anche provando a ingrassare alcuni capi al pascolo nei periodo di abbondanza d’erba. Limousine e Angus hanno carne dalla tessitura molto fine e sono razze in cui da tempo è stata fatta una selezione anche per il pascolo.

Il temperamento della razza può essere importante perché è strettamente correlato alla suscettibilità dell’animale allo stress.
 Tale caratteristica richiede un’attenta considerazione sia nella gestione degli animali in allevamento, sia nei momenti precedenti la macellazione, al fine di evitare le sgradevoli ripercussioni sulla qualità della carne.

Le parti degli animali che hanno subìto una ferita si devono scartare! Generalmente la qualità della carne delle femmine è migliore. La scottona è una femmina che non mai partorito tra i dodici e i trenta mesi di età. La sua carne è tenera con buona infiltrazione di grasso muscolare soprattutto quando è un po’ più matura. Il sapore è delicato.

Il vitellone è il maschio intero. In genere viene macellato tra i 15 (allevamenti intensivi) e i 20 mesi. La carne ha un gusto forte, può essere un po’ più dura e necessita di frollatura che però non sempre riesce al meglio per le scarse infiltrazioni di grasso muscolare.

Il vero manzo è un maschio castrato, il bue. È simile alle femmine come qualità di carne e caratteristiche organolettiche e al gusto risulta più forte. Il manzo si può facilmente allevare al pascolo insieme alle femmine ed è meno nervoso e aggressivo del vitellone. La sua crescita può essere rallentata e non raggiunge le dimensioni del vitellone in breve tempo. Ha una buona infiltrazione muscolare e regge bene la frollatura.

Anche le vacche adulte che hanno partorito possono avere una carne ottima se in buona salute, anzi, spesso le bistecche di vacca vengono fatte passare per manzo, lo chiamano bovino adulto sull’etichetta, e sono saporitissime, ottime. Richiedono l’intervento di un bravo macellaio per la frollatura e per il taglio. In genere l’aroma della carne migliora tra i ventidue e i trenta mesi di età. Dopo, dipende dallo stato dell’animale.

La carne di un animale molto giovane è meno succosa e quindi meno saporita di quella di un capo adulto. Abbiamo macellato una vacca meticcia adulta di dieci anni che abbiamo venduto ad un bravissimo macellaio di Roma perché non riusciva a rimanere gravida. È stata al pascolo tutta la primavera e l’abbiamo chiusa un mese per precauzione per non creare stress al momento della partenza (aveva passato tutta la vita al pascolo). La carne era squisita!

Un altro elemento importantissimo per avere della carne tenera e buona è la fase di pre-macellazione.

Il trasporto e lo scarico degli animali al mattatoio influenzano in modo decisivo le caratteristiche del prodotto finale. I trasporti lunghi, i mattatoi affollati e poco attrezzati sono un grande problema perchè gli animali si possono ferire.

I bovini non si devono agitare durante il trasporto e il viaggio deve durare poco. Il mattatoio deve avere delle aree di sosta adeguate e gli operatori devono essere addestrati a trattare bene i capi per non spaventarli. L’adrenalina in circolo rende la carne scura e durissima, immangiabile (ameno che non sia macinata).

LA FROLLATURA

Dopo la macellazione, e prima della vendita, c’è un passaggio fondamentale per la qualità della carne: la frollatura. Con questo termine si indica il periodo di riposo necessario perché diventi morbida e dovrebbe durare almeno una dozzina di giorni a una temperatura di zero gradi. E qui cominciano altri problemi.

Un bravo macellaio sa che la frollatura è importantissima. Si perderà un po’ di peso ma l’acqua in eccesso va via e grazie a processi enzimatici naturali, che sono importantissimi, la carne diventa più tenera e digeribile. La parte esterna risulterà più scura e dovrà essere tagliata via. La parte fibrosa della carne dovuta al collagene viene demolita e il grasso intramuscolare è importante in questo processo perchè avvenga uniformemente.

In ogni caso la frollatura è fondamentale per garantire sia la tenerezza che la digeribilità della carne. Questa procedura seguita da tutti i macellai sino a 40-50 anni fa, adesso, purtroppo, è un metodo di lavorazione superato e quasi in via di estinzione.

La tempistica moderna prevede procedure standardizzate, per cui la carne degli animali macellati viene disossata e posta in vendita senza il periodo di frollatura necessario per ottimizzare le caratteristiche organolettiche e sensoriali.
Il paradosso è che per ottimizzare gli aspetti economici dell’industria di trasformazione e commercializzazione, si compromette drammaticamente la tenerezza, ovvero il requisito più interessante per i consumatori.

La frollatura è il fattore che gioca un ruolo decisivo e il cambiamento avviene dopo la macellazione quando gli enzimi cominciano a scindere le proteine e a frammentare le fibre. Alla fine di questo processo diminuisce la resistenza al taglio e la carne si trasforma in “muscolo” pronto per essere cucinato.

Si tratta di una trasformazione complessa perché l’azione degli enzimi inizia dopo 2 giorni e si conclude dopo 9-12 giorni ma può durare anche di più.  Un animale  di 2 anni  può raggiungere lo stesso grado di tenerezza del vitello dopo 14 giorni di cella.

La scelta di non frollare la carne è legata ad aspetti economici. Quando la carcassa del bovino resta appesa in cella frigo, la carne gocciola e perde dal 5{db4952b922c89c84a11c12771c340231974b29b1a546ab41269169aff40af8ea} al 10{db4952b922c89c84a11c12771c340231974b29b1a546ab41269169aff40af8ea} del peso, con un evidente aggravio dei costi.

L’altro elemento da considerare è il cambiamento di colore. La carne in frigorifero asciugandosi assume all’esterno un colore più intenso, che non piace ai consumatori. Occorre poi asportare un leggero strato di carne perchè sotto il colore è ancora vivace. Si tratta di un’ulteriore perdita che grava sui costi del macellaio.

Bisogna poi considerare la scarsa disponibilità di spazio nelle celle frigorifero di alcuni punti vendita, i costi energetici e l’immobilizzo del capitale. Tutti questi elementi incidono in modo eccessivo sul prezzo e alla fine si preferisce vendere carne fresca ma poco tenera, indirizzando i clienti più esigenti verso i tagli del vitellone più belli da vedere ma anche più costosi e meno saporiti.

Oggi la frollatura viene fatta solo da alcuni macellai nelle celle frigorifero del punto vendita e in pochissimi macelli industriali, ma solo per partite destinate a clienti particolarmente esigenti.

Lo studio e la pratica della frollatura sta ritornando in auge nel mondo dei cuochi gourmet. Si parla molto di “dry aged beef“. È un processo di frollatura che può durare fino a 40 giorni e viene fatto utilizzando celle frigorifere particolari e solo carni di alta qualità provenienti da capi allevati con tempi e modalità corrette.

È da sfatare completamente la credenza che la carne proveniente da allevamenti al pascolo sia dura mentre quella di capi allevati in stalla sia più tenera e migliore.

Certo i pascoli devono essere rigogliosi e quando l’erba finisce bisogna dare ai bovini fieni misti di ottima qualità, come il fieno di erba medica che conferisce alla carne un ottimo sapore, e un po’ di cereali. Nell’erba c’è tutto quello che serve a far crescere i bovini.

azienda agricola boccea agricoltura bio roma fieno di erba medica1 copia

Erba medica prima della fienaggione

Le carni dei capi macellati dal pascolo hanno abbondante grasso inframuscolare e il fatto che il muscolo sia esercitato non crea alcun problema alla tenerezza della carne. La carne ha un aroma intenso dovuto alle essenze dei prati.

Altri fattori importantissimi sono l’abilità del macellaio nel tagliare carne ed eseguire i sezionamenti a regola d’arte e infine la bravura e le attenzioni di chi la cucina! Per quanto riguarda il costo si potrebbe risparmiare cominciando a comprare tagli meno costosi e imparare metodi di cottura diversi.

Ne riparleremo…

Anna

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Un Capo che ha Mangiato Solo Erba: Allevamento al Pascolo

Il motto è MENO MA MEGLIO: siamo fermamente convinti che la qualità sia preferibile alla quantità! Benessere animale significa benessere ambientale (sostenibilità ambientale dell’azienda) che produce benessere umano (qualità del prodotto).

Allevare i bovini al pascolo è sinonimo di benessere animale e cibo salutare.
agricola boccea agricoltura bio bovini grass fed allevamento al pascolo agricoltura bio roma5 copia

Dicono che:

• l’uovo di una gallina che non ha mai camminato non è un uovo;

• il latte di una mucca che non ha spazio sufficiente per riposarsi non è latte;

• la carne di un suino o di un bovino stressato non sia carne.

Certo è che la qualità della vita di un animale si ripercuote sulla qualità dei prodotti che da essi derivano.

Gli allevamenti che non sono gestiti in modo consapevole causano più emissioni di gas serra del settore dei trasporti e danneggiano il suolo e le risorse idriche. Siamo convinti che i consumatori abbiano il potere di cambiare il mercato attraverso le loro scelte.

La nostra è una sfida importante ed epocale che riguarda il benessere animale in primo luogo ma da cui scaturisce un’alimentazione più sana.

Oggi finalmente si parla di bovini allevati al pascolograss fed beef. Si potrebbe pensare: “cosa c’è di così straordinario ? I bovini pascolano!” Ma chi vive in città spesso ignora cosa c’è dietro al cibo che compra, mangia e da ai propri figli. Tranne rare eccezioni, tutta la carne bovina che troviamo presso i supermercati e i macellai proviene da allevamenti industriali dove gli animali sono tenuti in stalla tutta la vita, non vedono mai un filo d’erba fresca e sono ingozzati con granaglie, soia, integratori, antiparassitari e antibiotici per mantenerli sani o meglio vivi fino a che, belli grossi e pieni di grasso, arrivano sulle nostre tavole.

Anche molta carne bio proviene da allevamenti industriali bio che usano gli stessi criteri di quelli convenzionali ma con standard bio (un pò più di spazio per ogni capo, mangimi bio, no ogm ). Anche l’aspetto sanitario nel biologico sta purtroppo diventando sempre più simile a quella degli allevamenti tradizionali.

Certo è che gli animali non sono rispettati, non hanno lo spazio adeguato, sono decornificati, vengono fecondati artificialmente e mangiano cibo che non è funzionale ai loro quattro stomaci.

Molti articoli ci mettono in guardia sui danni della carne bovina perché contiene grandi quantità di grassi saturi che sono considerati veleno per le nostre arterie. Gli stomaci dei bovini che provengono da allevamenti intensivi sono malati. Specialmente il rumine il cui PH viene alterato da una dieta che contiene troppi amidi.

È in questa “camera di fermentazione” che inizia il bilanciamento degli aminoacidi, delle vitamine, degli enzimi che sono essenziali per la nutrizione umana. Insomma, il rumine per essere sano deve funzionare con un PH 7. In questo ambiente possono svilupparsi i batteri che producono alti livelli di CLA, omega 3, aminoacidi, vitamine ed enzimi digestivi.

Quando i bovini, che sono dei ruminanti, sono nutriti con alte dosi di amido (mangimi) il PH del rumine scende a 4: si ACIDIFICA. Questo ambiente acido sviluppa altre linee di batteri che impediscono la formazione di tutte le sostanze salutari di cui abbiamo parlato e fanno ammalare il sistema digestivo dell’animale. Per questo negli allevamenti intensivi si usano alte dosi di antibiotici per permettere al fegato di continuare a funzionare con quel livello di acidità negli stomaci.

Gli animali inoltre sono tenuti fermi tutta la loro vita in piccoli spazi. La muscolatura non si sviluppa. Il muscolo resta flaccido e si riempie di grasso e la carne sicuramente rimane “tenera”. E poi il mangime costa e i vitelli devono fare presto a ingrassare; massimo diciassette, mesi altrimenti non ci si guadagna .

Ma è carne sicura? In effetti come alimento non è il massimo per la nostra salute.

Un animale che pascola cresce più lentamente (ci vogliono tra i 22 e i 24 mesi) e la carne è più magra e consistente.

Gli animali cresciuti ad erba hanno meno grasso totale rispetto a quelli nutriti con mangimi.

La carne ha quindi meno calorie (almeno 140 cal in meno per 200g di carne rispetto alla carne bovina allevata in allevamenti intensivi).

Questa carne contiene 4 volte più Omega 3 acido grasso: sono i così detti “grassi buoni” che hanno un ruolo vitale nelle cellule del nostro corpo e che sembrano avere un’azione protettiva nei confronti del nostro sistema circolatorio. Gli Omega 3 funzionano da dagenti protettori del nostro organismo nei confronti dello sviluppo dei tumori. Gli Omega 3 abbondano nel pesce, nelle noci e mandorle ma si trovano anche in animali cresciuti ad erba.

Un altro elemento importante è il CLA (Conjugated linoleic acid), un’altra potente difesa contro i tumori che si trova in gran quantità anche nel latte e nel formaggio provenienti da bovini al pascolo.
azienda agricola boccea grassfed contro allevamenti intensivi

Anche la presenza di vitamine E risulta molto superiore negli animali allevati al pascolo rispetto a quelli che stanno sempre in stalla a cui vengono somministrate integrazioni di vitamine.

Stiamo sperimentando l’allevamento di alcuni capi cresciuti 100{db4952b922c89c84a11c12771c340231974b29b1a546ab41269169aff40af8ea} all’erba e all’aperto. Abbiamo il problema della stagionalità dell’erba che alle nostre latitudini è disponibile circa quattro, cinque mesi a fine inverno e primavera e due o tre mesi in autunno.

Quando non c’è erba fresca alimentiamo i bovini con fieni diversi e moderate integrazioni di granaglie per non interferire con il sano funzionamento del rumine. Per l’azienda è una sfida migliorare i pascoli e produrre un fieno di gran qualità per le stagioni in cui non c’è l’erba.

I risultati ci sono, i nostri animali sono sani, non c’è bisogno di utilizzare mai antibiotici o antiparassitari chimici.

Tutte le fattrici (le mucche) con i tori sono sempre a al pascolo. I parti avvengono durante l’anno ma le mandrie si sono ben sincronizzante e nonostante la presenza del toro tutto l’anno partoriscono principalmente durante la primavera e l’autunno. I vitelli rimangono al pascolo con le madri fino allo svezzamento, che avviene quando hanno circa sei mesi.

I giovani vitelli, quando sono allontanati dalle madri, sono disorientati e impauriti. Per calmarli e rassicurarli li mettiamo in un recinto. Durante questo periodo di confinamento, che può durare circa tre settimane, i vitelli imparano a fidarsi di Antonio, il nostro vaccaro, e conoscono il mangime fatto in azienda con cereali e favino schiacciati.
azienda agricola boccea allevamento al pascoloQuesto è uno strumento utilissimo per chiamarli e per creare un rapporto di fiducia con la giovane mandria.

Appena possibile , Quando vediamo che il gruppo è coeso, li rimandiamo al pascolo. Li chiudiamo nuovamente in un ampio recinto parzialmente coperto durante l’inverno e l’estate dove sono alimentati con i nostri fieni e cereali schiacciati. Solitamente i nostri capi rimangono all’erba fino alla fase del finissaggio che viene fatta in stalla e dura circa 3 mesi.

Oggi vi proponiamo una giovane vacca marchigiana cresciuta e ingrassata esclusivamente al pascolo. È rimasta sui prati fino a 1 settimana prima della macellazione.

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Meno Carne ma più Qualità e Varietà? Allora siete Reducetariani

Non mangi carne tutti i giorni e se lo fai sei attento alla sua provenienza? Da oggi hai un’identità: fai parte dei reducetariani, o meglio riduciani. Il termine è stato coniato da Brian Kateman, giovane ricercatore della Columbia University che ha fondato il nuovo movimento ‘riduci-carne’, in inglese ‘reducetarian’, insieme a Tyler Alterman. In 18 minuti Kateman ha esposto la sua idea davanti al pubblico della TEDxCUNY Conference, l’evento internazionale che seleziona progetti d’innovazione, conquistando l’attenzione dei media britannici, Daily Mail in primis.

E infatti è tutto un fiorire di iniziative e movimenti che si rivolgono ai consumatori per sensibilizzarli verso un utilizzo corretto della carne e di tutte le proteine che vengono dagli animali. Sono nati siti e movimenti, pubblicati libri di sociologi e scienziati. Insomma l’argomento comincia a essere molto sentito; e ci si preoccupa che il nostro cibo sia sano e provenga da aziende agricole biologiche e sostenibili.

Il neologismo è stato lanciato online attraverso una campagna che si propone di incrementare la ricerca e la promozione nel campo della nutrizione: “Speriamo di costruire una comunità di individui impegnati a mangiare meno carne: sia rossa, che bianca, sia polli che pesce, perchè ne traggano beneficio sia le persone che l’ambiente”.

I reducetariani (reducetarian) hanno lo scopo pratico di portare avanti una campagna di educazione alimentare con suggerimenti pratici. Proteine, carboidrati, grassi contenuti sia nel mondo vegetale sia animale ci sono tutti, ma con equilibrio e di qualità superiore. Mangiare tutto quindi con più razionalità e senza mai dimenticare la difesa e la protezione dell’ambiente. La regola è semplice: ridurre il consumo di carne, di pesce e latticini. Basta evitare la carne il lunedì, durante il weekend o a cena, suggerisce Kateman, scegliendola di qualità quando si decide di mangiarla.
azienda agricola boccea agricoltura bio roma reducetariani_reducterianTra i primi a cominciare a promuovere questa nuova filosofia del vivere e mangiare c’è il movimento di Eat Wild che negli Stati Uniti ha introdotto tutte le informazioni sul mangiare carne da animali provenienti da situazioni e allevamenti quanto più vicino possibile allo stato selvatico originario. La scelta del cibo di tutti i giorni va pensata e fatta avvicinando produzioni che contengano i fattori nutritivi delle piante e degli animali selvatici e che siano simili alla nostra dieta originaria primitiva. Molte ricerche danno ragione sul fatto che i cibi integrali cresciuti su terreni naturalmente fertili siano più nutrienti e aiutino a combattere le malattie e quindi a vivere meglio

Attualmente la maggior parte dei prodotti di origine animale presenti sul mercato deriva dagli allevamenti intensivi, che per loro natura utilizzano tecniche industriali per ottenere la massima quantità di prodotto al minimo costo, queste condizioni spesso non rispettano l’etologia dell’animale, e possono causare gravi danni ambientali a fronte di prodotti di bassa qualità.

In Inghilterra  c’è Compassion in World Farming  Esistono da 40 anni , il loro capo è Philip Lymber.  L’obiettivo è mettere fine agli allevamenti industriali di animali. Sono responsabili di diverse inchieste che hanno svelato la realtà degli allevamenti industriali e vi hanno portato l’attenzione dei media. Fanno lobbyng e organizzano campagne  il cui risultato è il riconoscimento da parte della UE che gli animali sono esseri senzienti capaci di provare dolore e sofferenza. Hanno anche ottenuto dalla legislazione europea limiti al numero di galline ovaiole in gabbia. Lavorano con le grandi aziende del cibo perchè considerano la distribuzione e i consumatori fondamentali per dare una sterzata verso il benessere animale negli allevamenti.

Sono fieri di aver iniziato la rivoluzione agricola del XXI secolo attraverso un piano quinquennale che ha come scopo far terminare  tutte le forme di crudeltà associate alle moderne pratiche intensive di allevamento implementando modelli più equi, sicuri e giusti per un agricoltura più umana sostenibile che lavori per gli animali, la gente e il pianeta.

In Italia c’è un’iniziativa totalmente originale che si chiama Allevamento Etico, un’associazione a promozione sociale che ha lo scopo di diffondere buone pratiche e strategie aziendali innovative nel settore dell’allevamento animale e di tutta la sua filiera produttiva e distributiva, al fine di migliorare il benessere animale, la qualità dei prodotti e la sostenibilità ambientale del settore zootecnico. Vorrebbero diventare un punto di riferimento per consumatori e allevatori, divulgando informazioni sul tema e recensendo aziende virtuose. Raccontandone nel dettaglio i metodi produttivi, cercano di incentivare una zootecnia più rispettosa degli animali, dell’ambiente, della salute umana e favorire l’acquisto di prodotti etici e a km zero.
allevamento etico_azienda_agricola_boccea_agricoltura biologica romaSono  sognatori estremamente lucidi. È un’equipe di persone che credono che tra la produzione industriale di prodotti animali e il veganesimo ci sia una via di mezzo praticabile da tutti, una soluzione che tiene in modo particolare al benessere animale.
Dicono che:

  • l’uovo di una gallina che non ha mai camminato non è un uovo;
  • il latte di una mucca che non ha spazio sufficiente per riposarsi non è latte;
  • la carne di un suino o di un bovino stressato  non sia carne.

Sostengono che la qualità della vita animale si ripercuota sulla qualità dei prodotti da essa derivati. Ammoniscono che  se gli allevamenti non sono gestiti in modo consapevole causano più emissioni di gas serra del settore dei trasporti e danneggiano il suolo e le risorse idriche. Sono convinti che i consumatori abbiano il potere di cambiare il mercato attraverso le loro scelte, ed è per questo che nel gruppo ci sono anche naturalisti, veterinari, filosofi, artisti, etologi, allevatori e altro ancora.

Il motto è MENO MA MEGLIO, fermamente convinti che la qualità sia preferibile alla quantità! Il manifesto è: benessere animale = benessere ambientale (sostenibilità ambientale dell’azienda)=benessere umano (qualità del prodotto).
azienda-agricola-boccea-agricoltura-bio-roma-allevamento-eticoÈ uscito in questi giorni un libro per chi vuole saperne di più: “Con-vivere l’allevamento del futuro“. Parla di come si possono allevare gli animali comprendendo la loro sensibilità per allevarli nel rispetto dell’ambiente e delle loro esigenze.

Lo hanno scritto tre veterinari illuminati: Francesca Pisseri, Carla De Benedictis e Pietro Venezia.
Il filo verde di Arianna –Macroedizioni

Anna